Pedrini, vita da ultrà: "Tre anni nel direttivo della Curva, una famiglia: ora l'esempio è Bisoli"

Dal Corriere della sera-Brescia

Omar Pedrini non ha mai nascosto il suo passato da ultrà e lo ha raccontato, senza filtri, nel podcast Rai “Prendo la sciarpa e vengo da te”. L’amore per le rondinelle («Mi sembravano volare», scriverà nell’inno “Nel biancoblu”, poi sostituito dal club: una ferita che resta) nacque a 6 anni. Poi, l’esperienza in Curva Nord iniziata nel 1980, durante un Brescia-Verona 1-1. Il mondo ultras cambiò la sua vita: «Iniziai ad andare da solo in motorino, non ci sono più uscito.

Entrare in curva per la prima volta è un’emozione che spero di rivivere con mio figlio, anche se mia figlia gioca e vorrei diventare ultrà del calcio femminile: in Curva c’è un atteggiamento quasi marziale, una cosa unica. Io ero di Urago Mella, il massimo dell’aspirazione sociale era entrare nel direttivo della curva: dopo un paio di arresti – sorride – io vi rimasi per tre anni, poi vinse il rock». Il flash più gustoso risale a un Como-Brescia: Pedrini racconta di «un massaggio rigenerante in un cellulare della celere, proprio quando la sera avevo un concerto con i Timoria. Carlo Alberto Pellegrini mi disse: “Omar, chi te lo fa fare?”».

Lo stesso quesito, con termini molto più spicci («Pedrini, c…ci fai qua?»), glielo rivolse il capo della Digos quando nel 1993 – Omar era fresco di un Disco d’oro con i Timoria – lo pescò in un tafferuglio: «Oggi le forze dell’ordine sono il vero nemico delle curve, ma ai miei tempi c’era quasi complicità con loro». Dopo un viaggio ad Avellino scrisse “Curva Nord”: «Partimmo in 47 alle 3 per essere allo stadio alle 14, con un pullman che a 15 chilometri da Avellino fuse il motore. Andammo allo stadio a piedi. e gli avellinesi ci caricarono. Tornai il lunedì alle 16.30 e la sera scrissi la canzone, fu una delle trasferte più belle». Gli idoli? «Ho amato il Brescia di Lucescu, ma non posso dimenticare le sgroppate di Hubner. Poi è arrivato Baggio, fu poesia: piango solo per lui e per Robert Plant. Ora seguo con passione Bisoli: è attaccato alla maglia, ogni anno me la spedisce. Ai cantanti di Milano, dove vivo, viene regalata dalle società…».

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