Terza puntata del nuovo format, terza squadra professionistica da mettere sotto la lente d’ingrandimento. Si tratta del Brescia di Maran, reduce dal bel successo sul Cittadella, ottenuto al Rigamonti. Più che bella, in realtà, la prestazione di Cistana e compagni al Rigamonti è stata efficace, concreta. Non sempre le partite danno una quantità e una varietà cospicua di spunti, a volte i piani gara possono essere più basici e/o conservativi. Poche cose, fatte il meglio possibile. Sembra questo un caso, anche per la correità dei padovani.
Di seguito la relazione del nostro match analyst.
[Relazioni precedenti: Feralpisalò-Catanzaro, Mantova-Giana Erminio]
RELAZIONE BRESCIA (VS CITTADELLA 2-0) – 23ª giornata Serie B 2023-2024
SISTEMA
Sistema basico: 4-3-2-1.
Sistema offensivo: 3-2-3-2 o 4-3-1-2.
Sistema difensivo: 4-3-1-2.
PREMESSA
Doveroso il preambolo sull’annata che sta vivendo il Brescia. Con la vittoria di sabato, le rondinelle hanno messo il primo mattone per costruire un percorso che possa portarli definitivamente in zona play-off. Il turning point dell’anno è sicuramente stato l’arrivo di mister Rolando Maran, in grado di dare una quadratura alla squadra prima allenata da Daniele Gastaldello.
La squadra prima timida e spesso passiva ha guadagnato in consapevolezza dei propri limiti e delle proprie caratteristiche, e concretezza.
PRIMA PRESSIONE + LINEA DIFENSIVA
In fase di prima pressione il Brescia adotta una strategia dalla doppia valenza. Il Cittadella prova a muovere palla nella propria trequarti e il Brescia cerca di aggredire.
Il pressing è così portato: Borrelli e Bianchi battezzano i difensori centrali, Olzer si attacca in maniera automatica a Branca, play del Cittadella, ed è la mezzala di parte ad alzarsi sul terzino che riceve.
È un’aggressione che spesso viene portata in inferiorità numerica, gli opposti vengono lasciati liberi, ma che quando fatta in maniera attenta porta spesso il Cittadella ad alzare la palla. Pressione fatta in inferiorità significa giocarsi la carta dell’uomo in più sulla linea difensiva.
Papetti è costantemente in marcatura a uomo mentre l’altra punta viene spesso marcata da Jallow, che stringe gli spazi, dando l’opportunità ad Adorni di staccarsi leggermente per potersi giocare un eventuale raddoppio.
Diventa importante in questa zona la presenza di Paghera, fondamentale schermo difensivo visto il trio offensivo avversario Cassano-Pandolfi-Pittarello. Il mediano bresciano non si limita a dare quantità, ma ha la libertà di staccarsi da Cassano una volta recuperata palla. La sua è una partita di concentrazione e attenzione tattica.
Quando quest’ultimo è chiamato ad uscire forte, il Cittadella è bravo a trovare triangoli di gioco, ed è Adorni a spezzare la linea e ad evitare qualunque ulteriore pericolo.
FASE DI COSTRUZIONE + ATTACCO LINEA
Le rondinelle in fase di costruzione adottano un 3+2 in cui la linea difensiva viene composta da Jallow, Adorni e Papetti. Dickmann ha la possibilità di prendere campo in avanti, aprendo lo spazio per una possibile progressione di Papetti, centrale di parte, poco sfruttata.
Viene inoltre sfruttata la capacità di Bisoli di essere presente con particolare peso specifico in entrambe le fasi, prima in impostazione affiancando Paghera e poi a ricevere un possibile scarico su una palla alzata superando il centrocampo alla ricerca di Borrelli, abile appunto nelle sponde.
La dinamica appena descritta viene spesso cercata dalla squadra di Maran anche direttamente da rinvio da fondo e quando in superiorità numerica, il concetto è quindi quello di voler guadagnare quanti più metri possibili sfruttando le caratteristiche spalle alla porta del 29 biancoazzurro.
GIOCO LATERALE
Anche il Brescia, come analizzato relativamente alla Feralpisalò, adotta due differenti vedute sulle catene laterali. Come già descritto, la fascia destra viene presidiata nella sua lunghezza da Dickmann, esaltando la sua capacità di corsa nel lungo, tenendo Bisoli dentro al campo. La fascia sinistra invece è costruita in maniera differente: Jallow resta dentro il campo in funzione di costruttore, è quindi Bertagnoli a guadagnare l’ampiezza.
Allargare la squadra avversaria significa anche darsi la possibilità di cercare traiettorie dirette verso gli attaccanti, in questo caso il Cittadella difficilmente sceglie di aprirsi ma preferisce dare la possibilità a Bertagnoli di ricevere senza pressione.
Tra le dinamiche da sottolineare c’è sicuramente la volontà di fare densità in zona palla attraendo quanti più avversari possibili per poi cercare, tramite un giro palla rapido, l’uomo isolato opposto nell’ampiezza, che può puntare nell’uno contro uno.
Il subentro di Bjarnason, utilizzato come trequartista, ha spianato la vittoria in un momento cruciale della gara. L’islandese si posiziona nella zona perfetta per ricevere quello che non diventa passaggio chiave unicamente per la disposizione in disagio del Cittadella, e aprire poi l’azione che porterà al definitivo 2-0 firmato Moncini.
LE CHIAVI DELLA VITTORIA BRESCIA
È stata una partita con poco ritmo, visti i continui stop dettati dai falli, sintomo di squadre particolarmente contratte, che ha fatto bene unicamente al Brescia in vantaggio.
Le rondinelle hanno comunque meritato di vincere, creando più occasioni da gol e azioni promettenti, come attestato dall’IPO (57 Brescia, 43 Cittadella). In partite come questa diventano fondamentali le palle inattive e così è stato: Borrelli è un’arma importante in queste situazioni.
Inoltre, la panchina bresciana è risultata determinante, non solo con il gol di Mancini, ma soprattutto con la duttilità e l’intelligenza tattica di Bjarnason, ormai pedina cruciale di Maran.
GLOSSARIO: PASSAGGIO CHIAVE
Come mai non è considerato passaggio chiave quello di Paghera verso Bjarnason? La definizione è dettata da Antonio Gagliardi, ex responsabile dell’Area Match Analysis FIGC e attualmente nello staff di Roberto Mancini; viene considerato passaggio chiave la verticalizzazione che raggiunge e smarca un compagno superando almeno una linea difensiva avversaria; è quindi una trasmissione palla che apporta un contributo significativo allo sviluppo dell’azione d’attacco. Nel caso del tracciante Paghera-Bjarnason la linea avversaria è scomposta, quindi non può essere superata.
Pietro Mendini