Le fotografie appese alle pareti raccontano una lunga storia, iniziata con il bianco e nero anni Quaranta. La pellicola, con lo scorrere del tempo, ha assorbito colori, vicende individuali e collettive, sogni. In 75 anni di storia tante cose cambiano, resta la passione che anima chi gestisce oggi il San Pancrazio, la stessa che guidava i fondatori. Il desiderio più profondo è garantire alla piccola frazione palazzolese occasioni di incontro e sostegno alle famiglie attraverso un modello calcistico improntato sull’agonismo, ma anche sul sociale.
In casa giallonera abbiamo incontrato il presidente Federico Ambrosini e il direttore sportivo Andrea Sbardellati, tra i più giovani del panorama dilettantistico (32 anni). Ci hanno raccontato recente passato, presente e obiettivi futuri del club. “Siamo reduci da un campionato storico, il primo in Promozione. È stato un percorso travagliato, intriso di difficoltà inevitabili, ma ci siamo salvati senza play-out, tagliando il traguardo grazie ad un girone di ritorno di livello. Mister Lamberto Tavelli si è guadagnato la conferma giorno dopo giorno, ripagando la nostra fiducia e rafforzandola sempre più. Ha lavorato bene, si è calato perfettamente in questa realtà. È una persona valida, che ha creato un buon rapporto con i giocatori e che in campo porta avanti idee precise”.
L’intento è quello di bissare la salvezza con meno patemi possibili, ma il focus primario riguarda la crescita del settore giovanile. “Sappiamo che lo dicono tutti, ma possiamo garantire che è e sarà davvero una priorità. Il primo indizio è rappresentato dall’ingaggio di Giovanni Brotto (ex Palazzolo e Franciacorta ndr) che sarà il responsabile del settore giovanile. Vogliamo strutturarci, fare le cose per bene, creare un filo diretto tra vivaio e prima squadra. L’anno scorso due giocatori della Juniores hanno esordito, è la cosa più bella. A proposito di Juniores abbiamo disputato un campionato strepitoso, impreziosito dalla Coppa Disciplina. Educazione e stile contano. Dal punto di vista sportivo siamo stati secondi solo al Gussago”.
Franciacortini che, alla luce dei piani futuri del San Pancrazio, rappresentano un modello da seguire. “Il Gussago merita solo complimenti. Stanno portando avanti da anni un progetto di rilievo, basato su un settore giovanile che ha numeri importanti e che porta i ragazzi in prima squadra. Tutti i loro gruppi giocano un bel calcio e i risultati arrivano. Hanno dimostrato che, con programmazione, pazienza, idee chiare e investimenti, si possono fare grandi cose. Basta osservare i loro allenamenti per capire molto: sedute in cui c’è sempre la palla e svolte a mille all’ora. Bravissimo Francesco Tarana, che ha smesso di allenare prime squadre per mettere in atto una semina di questo tipo. Oltre a loro ci vuole una citazione anche per la Vighenzi. Realtà come queste contribuiscono al futuro del calcio italiano”.
E il San Pancrazio cosa intende fare? “Sul campo abbiamo 150 bambini e ragazzi, guidati da giovani allenatori preparati. Confidiamo di portare i nostri istruttori anche nelle scuole del territorio con un progetto ad hoc. L’obiettivo primario riguarda il potenziamento delle nostre strutture, per garantire maggior quantità e qualità ai nostri servizi. Lo riteniamo fondamentale, soprattutto in un momento storico in cui è venuto meno l’oratorio, che ha perso le sue funzioni e non è più attivo, ormai affittato ad una scuola professionale. Vogliamo andare oltre il calcio, offrendo servizi alle famiglie. Nei nostri piani c’è la creazione di uno spazio per servizio compiti, dopo-scuola, feste di compleanno e camp estivi. L’idea è quella di una tendone riscaldato che valorizzi un’area del centro sportivo ad oggi non sfruttata. Confidiamo nell’aiuto del Comune e di sponsor vecchi e nuovi perché le rette non possono bastare. Peraltro spesso chiudiamo un occhio sui pagamenti delle iscrizioni, venendo incontro a chi ha difficoltà economiche. Qui bambini e ragazzi sono protetti e al sicuro, fuori non sempre è così”.
L’alleanza con il Brescia è destinata a proseguire. “C’è un ottimo rapporto con Bianchini, quindi speriamo di poter dare seguito a ciò che di buono si è fatto nei primi due anni di affiliazione. Dopo l’addio di Migliorati c’è stata una fase di stallo. Crediamo che ora tutto possa ripartire e per noi potrebbe significare formazione per i nostri allenatori. Rapporti con società dilettantistiche? Probabilmente il futuro sarà all’insegna delle sinergie un po’ per tutti, il numero dei club si ridurrà per unire le forze e fronteggiare la riforma, che impone costi più alti e un crescente grado di professionalità”.
In ottica mercato la rete di relazioni è fitta. “Abbiamo un rapporto buonissimo con il Rovato. Nella passata stagione ci prestarono Riccardo Maffeis, classe 2005. Quest’anno abbiamo preso il suo cartellino, a testimonianza del fatto che stiamo investendo sui giovani. C’è un filo diretto anche con Paolo Musso dell’Ospitaletto. Da lì è arrivato Angoli, che resterà ancora con noi. Ora abbiamo inserito tre 2005 dalla Vighenzi e uno dalla Bedizzolese. Diciamo che ci piacciono anche le sfide: uno dei nostri colpi di punta sarà Canciani, ex Vobarno e Brescia. Ha grandi doti e potenziale. Punteremo su di lui e gli daremo fiducia. I ragazzi devono sentirsi importanti per fare bene“.
L’evoluzione del San Pancrazio, quindi, va oltre la prima squadra, ma anche oltre rosa e staff tecnico, perché chi lavora dietro le quinte fa spesso la differenza. “Strutturarsi è fondamentale, in ogni area. Del responsabile del settore giovanile abbiamo detto, va menzionata anche Alice Turra, responsabile della segreteria, un ruolo strategico, di fondamentale importanza per una società”.
L’entusiasmo del presidente Ambrosini non manca. “Ho giocato fino 12 anni fa, poi mi sono allontanato dal calcio per 5 anni, finché mi hanno coinvolto qui. Credo che di fronte a certe chiamate non si possa girare la testa dall’altra parte. Occorre mettersi in gioco, anche se cerco di bilanciare al meglio questo ruolo con impegni professionali e con la necessità di veder stare in famiglia e veder crescere i figli, che è importantissimo. Guadagni non ce ne sono, bisogna metterci la faccia oltre a tempo, impegno e soldi. Le responsabilità sono grandi. Per me, tuttavia, la soddisfazione più grande è vedere il sorriso dei bambini quando varcano il cancello del centro sportivo”.
Bruno Forza