Dalla Gazzetta dello Sport
«Di ultime spiagge Mario ne ha avute, eccome, ma dopo questa credo non ce ne siano proprio più». Cesare Prandelli di spiagge a Balotelli (che domani sera non sarà presente in Genoa-Fiorentina, come ha annunciato oggi Alberto Gilardino in conferenza stampa, ndr) ne ha offerte tante nel depliant azzurro, compresa quella un po’ triste di Mangaratiba, in Brasile, nel 2014. Con nessun allenatore s’è vista una versione migliore di Balotelli. Prandelli gli ha voluto bene, ha sfiorato l’Europeo con lui (e Cassano, e Pirlo). Tredici gol in trentatré partite, la copertina di Time nel 2012 con pettorali e addominali in evidenza per aver distrutto la Germania. Ma non era facile gestire il “personaggio” Mario oltre al calciatore Mario. E ogni tanto «il personaggio purtroppo ha preso il sopravvento».
Pronto per il campionato?
«Chi può dirlo? Speriamo, ma non è uno scherzo alla velocità cui si gioca oggi. Il preparatore dice che ha 35/40 minuti, non di più, comunque sono tanti. La cosa bella è tutti sono diventati all’improvviso tifosi di Mario. E lui non l’ho mai sentito così carico, così prepotentemente deciso a tornare. Se Gila dice che ha il fuoco dentro, vuol dire che ha sentito qualcosa».
Un ritorno senza proclami. Non è da Mario…
«Ma ha ragione: ora non serve parlare, dev’essere giudicato per quello che farà in campo. Deve capire che quest’ultima chance è la più importante per farsi ricordare. Non mi fraintenda, è già nella storia dell’Italia, nei ricordi più belli. Ma tutti vorremmo un gol meraviglioso al debutto. Sarebbe una favola. Difficile, lo so, ma se chiudiamo gli occhi le favole ci accompagnano sempre».
Mario s’è un po’ buttato via?
«No. Se però rivedo il 2012, ho davanti uno dei quattro o cinque top mondiali per tecnica, personalità, potenza, precisione nei passaggi, sicurezza. Aveva tutto. Forse questo tutto è arrivato troppo velocemente e lui non era pronto a gestirlo, la popolarità l’ha condizionato. Ha messo il quotidiano alle spalle, dimenticando che il successo si conquista ogni santo giorno sul campo, in allenamento. Con la continuità».
Che uomo è Mario?
«Una persona sensibile, per bene, buona. Nessuno gli vuole male».
Però l’ha fatta arrabbiare qualche volta, no?
«Eh, sì, l’incazzatura c’era perché sentivamo di avere qualcosa di straordinario tra le mani, ma il tempo passava, il calcio è ora e subito, e lui ogni tanto… Però in azzurro ha fatto benissimo, ha segnato più che nei club. Ha sempre amato sinceramente la Nazionale».
Anche quei discorsi tipo «sono da Pallone d’oro» forse non l’hanno aiutato.
«Ma glielo abbiamo detto tante volte! Una sera eravamo a Coverciano io, il mio vice Lele Pin, Antonio (Cassano, ndr ) e lui. Mario ripeteva: “Sono forte come Ronaldo”. E io: “Guarda, Mario, tra te e Ronaldo c’è almeno una differenza..”. Lui e Cassano cercavano di capire quale fosse, così ho spiegato che Ronaldo andava in area quarantacinque volte a partita e lui sei. Così era difficile fare gli stessi gol. “Hai tutto, accidenti…”, gli dicevo. Eravamo sinceri perché gli volevamo bene».
Qualcuno l’ha consigliato male?
«Non so, sicuramente non il procuratore. Avevo parlato qualche volta con lui della gestione della personalità di Mario. Raiola era consapevole della situazione e gli è stato sempre vicino».
L’ultima volta che ha parlato con Mario?
«Tanto tempo fa, anni dopo il Mondiale. Ma ho fatto più interviste su Balotelli che sulla Nazionale, anche con la stampa estera…».
E da allora non le ha mai chiesto niente, neanche un consiglio?
«No, Mario è molto orgoglioso e pensa sempre di risolvere le cose da solo, non chiede aiuto».
Cosa è successo in Brasile con Mario?
«Niente di particolare. Ha fatto la prima benissimo con l’Inghilterra, segnando. Ha sbagliato la seconda con il Costarica, come tutta la squadra, non per colpa sua, quelli erano forti. Poi con l’Uruguay il morso di Suarez a Chiellini e il “rosso” inventato a Marchisio: con la Var ci saremmo qualificati, ma perché parlarne dopo dieci anni? Mi sono preso le mie responsabilità, punto. Una partita sbagliata e sei fuori. Mario meritava di essere al Mondiale per quello che aveva fatto».
Ora trova Gilardino, un ex grande 9 azzurro. Meglio di così…
«Gila è stato una delle rivelazioni dello scorso campionato. Poi gli hanno venduto tre titolari importanti e non è la stessa cosa. Il Genoa sta soffrendo, spero che Mario gli dia una gran mano. Facciamo tutti il tifo per Balo».
Il rischio è dimenticare Pinamonti che sta facendo un bel campionato…
«Non pensiamo alla collocazione tattica. Pinamonti merita di giocare, Mario deve trovare il suo spazio. Possono stare assieme. Per come vedo io il calcio, serve più organizzazione alle loro spalle».
Mario può salvare il Genoa?
«Sarebbe una favola, ma siamo tutti impazienti e curiosi di vedere come sta fisicamente. A che punto è. Il campo è spietato. All’inizio potrebbe accontentarsi di una bella mezz’ora, e crescere, e lavorare. Magari la favola continuerà…».
Se lei potesse dire una cosa a Mario oggi?
«Gli direi: Mario, dimostra le tue motivazioni tutti i giorni. E glielo ripeterei all’infinito»