Promozione, Scuola Calcio Elite, cittadella del calcio. I tre desideri del Chiari

“Sono già trascorsi dieci anni da quella riunione in municipio. Il sindaco Mazzatorta convocò i dirigenti di tutte le associazioni sportive del paese. Il Chiari era fallito si cercava una soluzione per farlo ripartire. All’epoca io mi occupavo dello Young Boys, la società di calcio dell’oratorio. Uscii dalla porta pensando che per noi sarebbe stato troppo, ma nelle ore seguenti il richiamo neroazzurro fu forte”.

Maurizio Breda, direttore sportivo del Chiari, racconta così l’inizio della sua avventura al fianco di Dario Faglia (presidente), Alberto Lorini (vicepresidente) e Mario Festa (socio e dirigente). “Ci guardammo negli occhi e, anche se i dubbi non mancavano, decidemmo di provarci, ma mettendo subito le cose in chiaro: avremmo riacceso il motore della società e fatto le cose gradualmente, senza troppe pretese. Ovviamente nello sport l’appetito vien mangiando e vincere piace a tutti”.

Il primo anno arrivò subito la vittoria del campionato: “Presi due pezzi da novanta come Facchetti e Canini. Quella stagione fu letteralmente dominata e ci garantì il salto in Prima Categoria, dove abbiamo messo radici per diversi anni. Nella passata stagione abbiamo messo nel mirino la Promozione, che nonostante un torneo vissuto ai vertici ci è sfuggita. Ora ci stiamo provando di nuovo. Penso che sia il gradino mancante per approdare nella categoria più consona per noi. Ritengo che ogni società debba fare i conti con bacino d’utenza e potenzialità degli sponsor. Se saliremo serviranno rinforzi anche dal punto di vista economico, ma anche su questo fronte ho le idee chiare e contatti ben avviati”.

La spinta della piazza, peraltro, non è mai venuta meno a Chiari. “Recentemente ho seguito alcune partite di Eccellenza constatando che c’è un seguito di gran lunga inferiore. Da noi allo stadio non ci sono mai meno di 200 persone e nelle partite di cartello la tribuna è piena, con 400 spettatori. L’entusiasmo non manca, ma pure le pressioni. A Chiari la gente vuole che si vinca”.

Nonostante la delusione della passata stagione l’anno che si è appena concluso ha garantito a Maurizio Breda l’Oscar del Calcio Bresciano come miglior direttore sportivo di Prima Categoria: “Già arrivare ad un evento del genere è qualcosa di unico. Vincere mi ha letteralmente tolto le parole di bocca, infatti nell’intervista subito dopo la premiazione ero a dir poco emozionato. Una grande soddisfazione”.

Mentre la prima squadra cresce e guarda al futuro il settore giovanile prosegue la sua evoluzione nel segno della qualità. “Anni fa era gestito in maniera ottima da Prostaff. Dopo la loro uscita di scena accettammo di occuparcene a patto che Ivano Barbeno diventasse il nostro segretario. Ritengo che sia il migliore, un vero top player in questo ruolo, ha capacità per altre categorie. Era a Lumezzane, ma al termine dell’era Cavagna sposò la nostra causa. È un segretario eccezionale. Abbiamo ricevuto due stelle dalla Figc ed è in arrivo la terza. Diventeremo Scuola Calcio Elite e l’innesto di Franco Platto come responsabile è stato un altro gran colpo. Nel vivaio siamo ai vertici in quasi tutte le categorie, c’è grande entusiasmo”.

I tesserati sono oltre 300 dai primi calci alla juniores e nelle scorse settimane è arrivata una stretta di mano prestigiosa. “L’affiliazione all’Atalanta è ormai ufficiale. Siamo reduci da un percorso con la Cremonese, società di grande spessore con la quale ci siamo trovati benissimo, ma abbiamo deciso di cambiare, complici gli ottimi rapporti tra Platto e la Dea. Saremo un punto di riferimento per loro sul territorio, crediamo molto in questo progetto. Puntiamo a crescere e a garantire uno sbocco di prim’ordine ai nostri migliori talenti. Da queste parti è sbocciato Hergheligiu della Feralpisalò e anche a Cremona, nell’attività di base, c’è un terzetto clarense di cui sentiremo parlare presto”.

L’unico aspetto che rende pensieroso Breda è il capitolo relativo alle strutture, ma una soluzione c’è, e arriva proprio dal Comune, dove tutto ebbe inizio. “Gli spazi disponibili sono davvero ridotti e non è facile trovare gli incastri per garantire la disponibilità dei campi alle squadre di tutte le categorie. All’orizzonte, però, c’è un progetto fantastico: la cittadella del calcio, un centro sportivo con due campi a 11, uno a 9, uno a 7 e due gabbie. Non solo, anche club house e pizzeria. Dovrebbe essere pronto nel giro di tre anni e ci consentirà di fare attività 365 giorni all’anno organizzando eventi anche nel periodo estivo”.

Bruno Forza

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