Capriolo, governo tecnico. Una società rinata dalla passione dei suoi allenatori

“Siamo una società particolare, perché noi dirigenti nasciamo tutti come allenatori. In un secondo momento, decisamente cruciale, abbiamo dovuto imparare a fare altri mestieri”.

Nel calcio dilettantistico può accadere anche questo, come ci racconta Massimo Lisiari, presidente del Capriolo. Per sopravvivere, talvolta, occorre cambiare pelle. “Sei anni fa i precedenti vertici della società mollarono. Io ero mister nel settore giovanile ed insieme ad altri tecnici abbiamo deciso di prendere in pugno la situazione e creare una nuova società. Alleniamo tutti, nonostante i ruoli ricoperti nell’organigramma”.

Quella per la panchina è una vera e propria vocazione: “È il posto più affascinante, quello che dà la prospettiva migliore sulla crescita dei ragazzi e che appaga maggiormente. Quest’anno abbiamo superato i 260 iscritti. Nei vari staff ci sono 50 persone. Abbiamo tutte le annate pure, con doppia squadra nei pulcini. Ora puntiamo a migliorare il livello delle formazioni agonistiche per provare a portarle nelle zone alte della classifica in ogni categoria”.

Il tutto senza l’ausilio di affiliazioni. “Preferiamo collaboriamo con tutti, senza legami troppo stretti. Ovviamente non mancano le sinergie con le società del territorio, su tutte Franciacorta, Sarnico e Real Calepina. In passato Brescia e Atalanta hanno pescato qui diversi talenti, oggi non diamo l’esclusiva a nessuno”.

Sulla metodologia le idee sono molto chiare: “Abbiamo inserito un maestro di tecnica, che lavora quattro giorni a settimana sui nostri campi, soprattutto con l’attività di base. I mister in quelle categorie lavorano a rotazione, quindi i bambini fanno un terzo dell’allenamento con lui. L’anno scorso ho insistito molto anche sull’aspetto motorio perché il Covid ha logorato i giovani. Un ritorno alla motricità è stato fondamentale. Ci tengo a sottolineare che siamo molto legati a Massimo De Paoli e Matteo Camoni, con i quali abbiamo fatto un percorso formativo che ci ha dato moltissimo. Seguiamo i principi di De Paoli adattandoli alla nostra realtà e proseguendo una formazione interna mirata a far lavorare tutti sulla stessa linea, per far crescere i ragazzi secondo principi condivisi”.

Quella di Capriolo è una realtà con profonde radici territoriali. “Il 90% dei tesserati risiede in paese, ma il dato sui comuni limitrofi è in crescita. È inevitabile: se lavori bene la voce si diffonde. Anche i genitori avversari notano un certo stile e pure i mister vengono attratti dal nostro modo di fare le cose. Qui a Capriolo abbiamo 9mila abitanti. Partimmo nel 2014 con 116 tesserati, ora sono 260. Sicuramente l’avvento del nuovo campo sintetico ha fatto la differenza”.

L’evoluzione delle strutture non finisce qui: “Il Comune ha un progetto per un nuovo campo a 7 che rimpiazzerà quelli da tennis. In più arriveranno due spogliatoi nuovi. Il Sindaco ci ha aiutato molto in questi anni e ci sostiene. Potenzialmente il nostro centro può diventare uno dei più belli e funzionali della zona. Siamo un società povera economicamente, ma ricca di idee e con un peso sempre più importante”.

Inevitabile un accenno ai rapporti con i genitori, coinvolti nell’attività giovanile al seguito dei figli: “Spesso sento dire che sarebbe tenerli lontani per tutelare la serenità dei ragazzi. Noi, al contrario, cerchiamo di coinvolgere le famiglie e far comprendere loro il progetto. Chi pensa di avere un figlio fenomeno e che il mister non capisca nulla di calcio ci sarà sempre, ma sono la minoranza. La nostra soluzione? Abbiamo inserito due rappresentanti dei genitori nel direttivo. Fanno da ponte tra società e famiglie, ma hanno anche diritto di voto. La linea del Capriolo è quella della schiettezza, poi chi non si trova bene può scegliere altre società. Nessuno è prigioniero, in qualsiasi categoria. Non ci interessa lucrare sui ragazzi. Le famiglie pagano una quota ogni anno, la priorità deve essere consentire ai ragazzi di essere felici giocando. Tutto qui”.

La prima squadra, che milita in Terza Categoria, è in stile Athletic Bilbao: “Siamo autoctoni, è aperta solo ai capriolesi o a chi ha militato nel vivaio. Non abbiamo un direttore sportivo e in ottica mercato puntiamo su chi esce dalla juniores. L’anno scorso, infatti, avevamo la rosa più giovane della categoria. Siamo consapevoli di non poter fare passi da gigante, ma lavorando bene anche i risultati arriveranno. Obiettivi? Far crescere i ragazzi, poi strada facendo vedremo dove è possibile posizionarsi”.

Guardando al futuro Lisiari pensa ad un naturale passaggio di consegne: “Trasformarsi da allenatore in presidente non è stato semplice. La difficoltà principale? Calarsi in un mondo di burocrazia e cavilli, mettendo la testa sulla gestione economica. Siamo dilettanti e fare tutto questo dopo il lavoro è complicato. Per fortuna facciamo squadra e ci dividiamo i compiti. Allenare, invece, è passione pura. All’inizio abbiamo commesso tanti errori, da inesperti, ora abbiamo sistemato la segreteria – che è un’area cruciale – con tre figure che le ruotano intorno. Sono stato rieletto per il secondo mandato, ma ho già detto che tra due anni sceglieremo una nuova guida. Qui conta il direttivo, non chi tiene il timone”.

Bruno Forza

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