Real Borgosatollo, volare nel segno dell'amicizia sognando radici e vivaio

Tra passato, presente e futuro. Il Real Borgosatollo vive in una dimensione condizionata da ricordi incancellabili, una quotidianità intensa e uno sguardo al domani intriso di speranze e ambizioni che vanno al di là di risultati e classifiche.

Il suo presidente è Pierangelo Pluda, dirigente di lungo corso. “A Borgosatollo iniziai nel lontano 1985. Partimmo dagli amatori Uisp in oratorio. Anni bellissimi, in cui vincemmo tutto a livello provinciale, regionale e nazionale. Le esperienze delle finali Scudetto a Cesenatico restano indimenticabili, ma arrivammo ad un punto in cui erano necessari nuovi stimoli e passammo in federazione anche in seguito alla proposta del sindaco di allora, Paolo Roversi, oggi segretario del Real.  Proposi all’oratorio di restare parte del progetto, ma desideravano rimanere autonomi. Puntammo con determinazione sul settore giovanile, partendo da 35 bambini. Quando lasciai, nel 2014, avevamo più di 200 tesserati e in prima squadra su una rosa di 24 giocatori ben 18 protagonisti assoluti, non comparse, erano di Borgosatollo. Organizzavamo tornei giovanili imponenti. Una volta Clerici mi disse che nemmeno il Brescia aveva il nostro potenziale in ottica eventi. Roversi nel frattempo passò il testimone ad altri in municipio e fui tagliato fuori. Meglio non aggiungere altro, inutile fare polemiche che hanno poco o nulla a che fare con lo sport e molto con giochi politici. Tutto ciò che ho fatto è stato per pura passione, ma nella vita non sempre viene riconosciuto ciò che si è seminato”.

Oggi a Borgosatollo ci sono tre realtà: Ac, Atletico e Real. “Siamo ovviamente consapevoli del fatto che sia un’assurdità, ma è così e in provincia non è certamente un caso unico. Rezzato, Castenedolo, Bagnolo e non solo vivono situazioni simili. Probabilmente ci sono differenti visioni, incompatibilità, la tendenza a coltivare diversi orticelli o il desiderio di competere. Il problema più grande del calcio bresciano secondo noi sta nella scarsa attenzione ai settori giovanili, tendenza che ha impoverito il nostro movimento. Un tempo c’era molta più qualità, eravamo una provincia all’avanguardia, con eccellenze di tutto rispetto. Oggi Bergamo è avanti anni luce. Hanno capito che conta investire nei vivai. Anche l’Atalanta ne ha giovato, facendo miracoli”.

Il direttore sportivo Stefano Brignoli è alla quinta stagione al Real. “Ho iniziato come giocatore, ora sono definitivamente direttore sportivo. Il nostro è un gruppo di amici. Ho portato qui tanti ex compagni di Castenedolo, Urago e Ghedi. La pandemia ci ha fermati in piena corsa play-off, mentre l’anno scorso è stato a dir poco complicato a causa di innumerevoli infortuni. Abbiamo affrontato partite con 11 uomini contati, schierando perfino il secondo portiere come giocatore di movimento. Fortunatamente abbiamo mantenuto la Seconda Categoria. Quest’anno il primo pensiero è andato alla salvezza, ma con la consapevolezza di poter fare un campionato di livello. In griglia di partenza c’erano 2-3 squadre più quotate di noi, ma siamo primi quindi i risultati dicono altro. Una cosa è certa: siamo tra quelli che spendono meno e visto come stanno andando le cose è ulteriore motivo d’orgoglio”.

Grandi meriti vanno a mister Scalvini: “È davvero bravo e in questi anni è maturato molto. Cosa gli abbiamo chiesto? Semplicemente di far divertire i ragazzi. In Seconda Categoria deve essere una priorità assoluta”.

La dirigenza del Real Borgosatollo osserverà serenamente il girone di ritorno. Una promozione sarebbe qualcosa di straordinario, ma le priorità sono altre: “L’anno scorso giocavamo a Buffalora, quest’anno a San Zeno. Vorremmo mettere radici in un contesto dove sia possibile imbastire un settore giovanile. Sentiamo il forte desiderio di restituire a bambini e ragazzi ciò che abbiamo potuto vivere nel nostro percorso sportivo. Ricreare qualcosa di simile a ciò che fece Pluda anni fa sarebbe un sogno”.

Il diretto interessato spinge avanti i giovani. “Per me tornare a quei livelli è difficile. Iniziai a quarant’anni. È passato parecchio tempo. Tocca a gente come Stefano Brignoli e Mattia Losio, che gioca ancora ma ha attitudini dirigenziali. Hanno le idee giuste per fare bene. Bisogna trovare il luogo per metterle a frutto”.

Il Real Borgosatollo ci proverà: “Una prima squadra fine a se stessa non ha senso. Occorre imbastire la struttura per generare un settore giovanile sul quale lavorare. Sarà proprio il vivaio a determinare il destino della prima squadra, non il contrario. Se lavori bene sotto puoi fare anche a meno di grossi sponsor sopra. Oggi ci sono realtà che ci aiutano, ma non abbiamo alle spalle aziende locali che si identificano con un territorio. Dobbiamo arrangiarci, ma ciò che non manca è l’amicizia, e non è poco. Giochiamo per quella. È il valore aggiunto che ci contraddistingue e rende più forti. Siamo una realtà anomala, puntiamo su legami autentici per vivere esperienze che resteranno nell’album dei ricordi più belli”.

Bruno Forza

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